Riccardo e il magistrato…


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Ore una di una tiepida notte ischitana: il Procuratore Gratteri accetta di rispondere alle mie domande.In un Paese (come il nostro) che ha bisogno di eroi, quando un magistrato diviene un simbolo, la sua funzione – piaccia o non piaccia – da giudicante diviene educativa: “limitarsi” a svolgere bene il proprio compito non è più sufficiente, da uomo-simbolo bisogna assumere la funzione (e vestirne i panni) del Maestro. È dal magistrato-simbolo che prende forma la visione etica che il cittadino si forma sul ruolo di tutta la magistratura. Ecco la grande responsabilità che, al di là dei propri gravosissimi compiti quotidiani, pesa sulle spalle di questi uomini che, per favore non dimentichiamolo, sono, appunto, degli Uomini.Nicola Gratteri, magistrato in primissima fila nella lotta contro la ‘ndrangheta, Procuratore aggiunto presso la Procura di Reggio Calabria, vive da 25 anni sotto stretta scorta (nel 2005 fu sventato un attentato contro di lui nel quale sarebbero stati utilizzati esplosivo al plastico, lanciarazzi, mitra kalašnikov e bombe a mano!), recentemente il suo nome fu speso dal premier Renzi come possibile ministro della giustizia, salvo poi essere sostituito, all’ultimo minuto, dalla figura – più politica – di Andrea Orlando. A questo proposito, il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti s’è sentito di voler precisare che «i politici fanno i politici ed i magistrati fanno i magistrati. I migliori di noi devono continuare a fare i magistrati, poi ognuno è libero di compiere le proprie scelte». Ed è su questi argomenti che in una sera dell’estate ischitana, alla una di notte ho potuto intervistare il nostro uomo…

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