La sconfitta del Leccio


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Massimo Coppa – (Comitato a favore del leccio di Casalauro) L’abbattimento del leccio secolare di Casalauro, ad Ischia, è una sconfitta per tutti: anche per quel paio di persone che hanno lottato strenuamente, da un anno, per spacciarlo e che adesso esultano.Il poeta Pablo Neruda, ai soldati arrivatigli in casa per controllarlo subito dopo il colpo di Stato militare in Cile, nel settembre del 1973, disse ironico: “Cosa cercate, qui? Qui non c’è nulla di pericoloso, per voi, tranne la poesia”.Complimenti agli instancabili promotori del plotone di esecuzione del leccio; avete ottenuto proprio un bel risultato: siatene fieri. Avete disinnescato una minaccia epocale per la civiltà isolana: nientemeno che un albero! Non sia mai detto che, da noi, gli alberi si salvino, si conservino, si curino. No. Qui da noi questi pericolosi sovversivi, che alcuni chiamano “alberi”, li tagliamo alla base.Così, giustizia è fatta.Questa vicenda è un esempio emblematico dei danni che può creare la demagogia, specie quando le istituzioni sono deboli.Drammatizzando grottescamente un pericolo solo teorico, presentando una petizione dal valore NULLO (senza estremi di identificazione dei firmatari!), strillando continuamente in televisione e sui giornali, supportati da qualche patetico “Masaniello” arruffa-popolo in esasperata, continua, ricerca di visibilità, i leader di un fantomatico ed inesistente movimento popolare sono riusciti ad ottenere un risultato che li ha resi sorridenti ed appagati. Invece abbiamo perso tutti, in questa vicenda, perché tagliare un albero centenario è una sconfitta per l’ambiente, per tutti noi e per quei bambini che, secondo loro, correvano ad ogni minuto il rischio che l’albero gli cadesse in testa. È un altro pezzo di storia isolana che se ne va per sempre.Si è voluto per forza dire che quel leccio era pericolante: ma nessuno ha mai addotto alcuna prova di ciò; perché di prove, in realtà, non ne esistono.L’ing. Franco Trani si è preso la responsabilità personale e professionale di asserire che quell’albero non era a rischio; è stato ignorato. Ha realizzato e donato al Comune uno studio per metterlo in sicurezza: è stato ignorato. L’agronomo dott. Franco Mattera ha messo per iscritto che l’albero era vivo e vegeto, e non era a rischio crollo: è stato ignorato. 137 persone, identificate, hanno firmato in due giorni una petizione a sostegno: sono state ignorate.Magnifico! Difficilmente si è vista, nella storia locale isolana, una tale pervicacia nel perseguire l’uccisione di una… pianta! E tutto questo per un pericolo solo teorico, solo potenziale: l’albero era inclinato di soli 20 gradi (ponendo lo zero in alto), e non 35 o 40 come è stato affermato scriteriatamente.Mi domando cosa accadrà, ora, di tutti gli alberi leggermente inclinati che sorgono dovunque (difficilmente una pianta cresce dritta come un fuso)…Alla fine il Comune ha scelto di fidarsi delle conclusioni di un tecnico che altro non è che un perito di parte; il quale ha effettuato la perizia da solo, senza contraddittorio con il perito del Comitato pro-leccio. Leggendo la sua relazione si apprende che l’esame fatto con sensori sonar ha dato come risultato che più del 30 % del tronco era debole; e siccome un agronomo straniero, in un suo libro, ha detto che gli alberi crollati (e da lui esaminati nella sua carriera) presentavano il tronco con almeno un 30 % di tessuto malato, allora ecco che il leccio di Casalauro doveva essere abbattuto!Ma siamo di fronte ad un dato empirico: quell’esperto straniero ha tratto una regola da alcune osservazioni, ma senza alcuna pretesa di valore scientifico. Perché non c’è certezza su questi argomenti.Allora se una persona è malata o zoppa, si cerca di curarla e darle un sostegno: non le si applica l’eutanasia!Perché le conclusioni di un perito, pagato dal Comune, hanno valore e quelle di un altro perito, il dott. Mattera (uno degli agronomi più noti di Ischia), no?Inoltre, esaminando le immagini del tronco segato in più parti, ed anche il ceppo rimasto, si vede chiaramente che il legno è duro, compatto, senza cedimenti, senza erosioni, senza macchie.Chi pagherà per questo clamoroso errore di valutazione? Nessuno, ovviamente, perché siamo in Italia. Anzi, siamo ad Ischia: dove un albero è un fastidio. Del resto cosa possiamo aspettarci in un’isola dove non esiste nemmeno un asilo per animali randagi?

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