Pascarella, pensaci tu!


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Cesare Baronio – Sono quasi sei mesi dall’insediamento nella diocesi di Ischia di Monsignor Gennaro Pascarella e le attese del popolo di Dio sono tante, ad iniziare da quella porzione di fedeli che vivono la fede cattolica in quel di Forio. La questione San Sebastiano, già presentata più volte a Monsignor Pietro Lagnese e mai affrontata, vede il parroco don Emmanuel contestato da quelli che lui stesso ha chiamato chiesani e che lo vorrebbe come parroco di tutti e non di un gruppo. Più volte sui social è stato attaccato per questa limitatezza e per il suo disinteresse alle tradizioni locali e al decoro dell’edificio di culto, ma nulla sembra spronarlo al dialogo.Quello che si sa, è che un nutrito gruppo di fedeli sono stati ricevuti dal Vescovo, il quale li ha ascoltati con molta attenzione; ma più di questo non si sa. Un aspetto problematico e limitante per il Presule settantatreenne è di certo il carico di lavoro che la gestione di due diocesi presenta, considerando poi il doversi rendere presente ora a Pozzuoli, ora a Ischia; ci vorrebbe la bilocazione, ma come si dice, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.Inoltre, come trapela da via del seminario, molte sono le questioni che attendono una soluzione o una risposta. Molte sono le richieste di udienze che hanno bisogno di essere evase, come anche problematiche interne proprie della gestione della macchina diocesi. Il rischio è che i due anni di Monsignor Gennaro Pascarella si riducano a una gestione limitata alle celebrazioni di rito dell’anno liturgico, ma poco ai problemi essenziali della vita diocesana. Altro aspetto a cui farebbe bene prestare attenzione Monsignore, è quello della formazione spirituale del clero, che in alcuni sacerdoti è scarsa e che spesso li porta a una pastorale dei social o del sociale e non del confessionale e della vita sacramentale. Ultima chicca di cui vengo a conoscenza e riferita a don Emmanuel Monte: “Parlando dei vangeli di questa settimana e parlando dell’Immacolata e di san Giuseppe ha detto che la madonna poverina gli hanno detto di essere Immacolata e Dio gli ha proibito di fare, testuali parole, “dindirinda” e san giuseppe è santo perchè sa piat a un con cui non poteva consumare”. Se questo è un linguaggio biblico, non saprei dire, ma credo che sia più un linguaggio irriverente di gentucola maleducata. Eccellenza, c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, come di una nuova formazione della vita diocesana a beneficio del clero e dei fedeli. Dio la benedica.

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