La farsa dei processi Vaticani….


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Cesare Baronio – In questi giorni il Vaticano è al centro dell’attenzione delle testate giornalistiche e dell’opinione pubblica per due processi di notevole importanza. Il primo riguarda le accuse nei confronti del cardinale Giovanni Angelo Becciu e altri nove coimputati su presunti illeciti nella gestione dei fondi destinati alla carità del Papa e il secondo riguarda le accuse di abusi sessuali avvenuti nel pre seminario, all’interno delle mura vaticane. La prima farsa è a un punto di stagnazione, tanto da portare il giudice Pignatone quasi ad azzerare il processo per una nuova ripartenza il 17 novembre. Cosa è successo? Era stato chiesto nella prima udienza al promotore di giustizia Alessandro Diddi di depositare tutti gli atti dell’accusa per poter permettere alle difese degli imputati di poter conoscere il materiale accusatorio, in particolare la prova regina contenuta nell’interrogatorio di Mons. Perlasca già segretario di Becciu, cosa non ottemperata dall’accusa. Dunque la farsa continua, con la regia del gran burattinaio, Papa Francesco. Per Bergoglio la sentenza fu già scritta un anno fa’, come di sua prassi, quando chiamato Becciu gli intimò, con toni “paterni”, di dimettersi dalla congregazione per le cause dei Santi e lo privò dei diritti cardinalizi. Chissà poi se quando si è recato da Becciu il giovedì Santo, è andato per la lavanda dei piedi o per una lavata di testa! Fatto sta che ad oggi due irregolarità minano il giusto processo: il cambio delle regole in corso d’opera, con i “rescripta” e il mancato deposito degli atti dell’accusa nella sua interezza dovuti alla secretazione. Ma nei palazzi di oltreteve sono abituati a questi giochetti, pur di coprire qualcosa e di pescare nel torbido. Ironia della sorte: anche Becciu ha fatto parte di questa manfrina nel suo ruolo di sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana. Per maggiori dettagli rimandiamo al sito http://www.korazym.org/65890/processo-becciu.L’altro processo agli onori delle cronache riguarda come dicevamo gli abusi sessuali avvenuti, nientepopodimeno che, tra le mura Leonine a pochi passi da Santa Marta. Abbiamo spesso sentito parlare di pulizie nel clero, cioè ripulirlo da chi disonora la missione sacerdotale affidata a ogni sacerdote con tali atti. Pensate che ciò avvenga? Penso proprio di no! Oltre alla notizia di questi giorni che ha portato alla luce una enormità di presunti abusi con il rapporto Sauve’ in Francia e che sarebbero avvenuti dagli anni settanta ad oggi, si è anche giunti alla conclusione del processo farsa sugli abusi nel pre seminario San Pio X e che ha visto tutti assolti per insufficienza di prove. “Al termine del processo, aperto il 14 ottobre scorso, il Tribunale Vaticano ha ritenuto insufficienti le prove presentate dall’accusa per il reato di violenza carnale a carico di don Gabriele Martinelli, 29 anni, ex allievo del Preseminario Pio X (in Vaticano fino a settembre 2021), gestito dall’Opera don Folci della Diocesi di Como, che si dice “vicina a chi è stato ferito da questa dolorosa vicenda”. L’ex rettore don Enrico Radice, 71 anni, prosciolto dall’accusa di favoreggiamento”.
Dunque un Becciu inchiodato alla sbarra per il quale con un processo farsa si cerca a tutti i costi di arrivare a una condanna manipolando regole processuali e secretando gli atti e un sacerdote accusato di abusi già prima dell’ordinazione, per il quale non avendo la prova regina dei presunti abusi si arriva a una assoluzione.
Quanti sono i processi per abusi fatti dalla chiesa giunti a colpevolezza e quale è stata la prova regina? Bisognerebbe che per ogniuno di essi ci fosse trasparenza e serietà di indagine e non il sotterfugio della secretazione degli atti. Ma poi c’è da domandarsi: la chiesa è adeguatamente strutturata per poter accertare la verità e giungere a una giusta sentenza senza fare frittate e calpestare il diritto? Non sarebbe più giusto che dello svolgimento di questi processi fosse investita la giustizia civile?Diritto ad un giusto processo e diritto alla difesa per una giusta sentenza. Il diritto Romano recita, “in dubbio pro reo”, si arriva a colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. Anche per le tre vicende di casa nostra c’è da chiedersi: si è proceduto secondo il diritto? Chi sono le vittime? Perché mai l’opinione pubblica non ha potuto conoscere gli atti tanto da fugare ogni ragionevole dubbio? E perché si è giunti a sentenza emessa direttamente dal Papa e non da un collegio giudicante? Dubbi che in tanti, anzi in tantissimi restano!Ma in Vaticano il doppio pesismo è così radicato che il dubbio ci ha comprato casa.

 

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