Il Vesuvio i babbuini e il dolce far niente


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Hans-Hermann Uffrecht, fisico – Recentemente ho fatto un meraviglioso viaggio in Italia. Un viaggio un po’ classico e,come molti altri miei famosi concittadini, sono venuto in Campania.E tra Napoli e Pompei ho discusso con miei amici del Vesuvio e della sua presunta annunciata prossima eruzione. Debbo dirvi che per aggiornarmi sulla situazione del vulcano, io guardo di volta in volta le pagine web di terremoto-report.com e il sito dell’Osservatorio Vesuviano.Ora nell’organizzatissimo Giappone, l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima ha dimostrato come un errore umano è sempre possibile e con conseguenze catastrofiche.  Così il mio disagio circa il presunto piano di emergenza che dovrebbe scattare alla prossima eruzione del Vesuvio è cresciuto pensando ad un‘immensa possibile distruzione di paesi e vite umane. In realtà potrei anche non interessarmi di questo problema, ma credo che per me sarebbe una specie di imperdonabile omissione di assistenza.

Dunque, a mio avviso, l’attuale situazione che ho osservato nei dintorni del vulcano

somiglia ad una foto di una famiglia di babbuini seduti attorno a una grande stufa accesa,

pronti a saltare ad ogni piccola fiamma alta e a urlare.

Il che significa che deve essere fatta ora, e non dopo, la cosa giusta: attendere gli eventi

con le mani in mano porterebbe inevitabilmente ad un futuro disastro.

So bene che la competenza del Vesuvio qui da voi è in mano a scienziati e vulcanologi di

prim‘ordine. E credo pure che questo vostro vulcano rivesta un interesse nazionale in

Italia.

Ed ecco la mia opinione, detta nella maniera più semplice.Il Vesuvio poggia su una (o più) grande caldaia di magma e camera a gas. Il che significa

che è come una enorme pentola a pressione piena di vapore che può scoppiare da un

momento all’altro eruttando un chilometro cubo di solidi incandescenti!

Che cosa si può fare per impedire l’esplosione della caldaia?

Secondo me se ne dovrebbe ridurre la pressione praticandovi piccoli fori per permettere al

vapore di uscire lentamente ma in misura maggiore di quella generata dal vulcano.

L’ingegnere meccanico e pioniere dell’aviazione Otto Lilienthal

ha inventato nel 19. secolo il tubo della caldaia a vapore, un sistema per evitare le

esplosioni di caldaie sotto pressione.

Dunque qualcosa si può davvero fare, invece di aspettare (il dolce far niente). Il primo

disastro è stata la distruzione di Ercolano e Pompei, non abbiamo certo bisogno di un

secondo!

Al fine di proteggere gli oltre un milione di abitanti da una tale eventualità bisogna risolvere

il problema di questa caldaia di magma e gas sotto pressione. In primo luogo,

occorrerebbe realizzare un tunnel per la via più breve che porti dal Vesuvio verso il mare,

unico spazio possibile da utilizzare.

Per la prima volta si avrebbe una eruzione vulcanica controllata mediante uno o più tunnel

di sfogo. Questi tunnel avrebbero un diametro di circa 20 metri e una profondità di 3 km,

inclinati verso il basso per arrivare vicino alla camera del magma.

Naturalmente, potrebbero essere realizzati solo con una gigantesca fresatrice automatica,

che potrebbe scavare e trasportare in sicurezza il terreno di copertura del tunnel.

So bene che non è una impresa facile quella di perforare il Vesuvio, ma credo sia l’unica

via possibile per ottenere il risultato desiderato, cioè dare sfogo alla crescente pressione

che si accumula.

Come potete immaginare, non sto parlando di un progetto da poco e non riguarderebbe

solo una grande impresa ma tutte le persone

che vivono attorno al Vesuvio e che dovrebbero essere chiamate ad esprimersi. Ma le

possibilità tecniche esistenti oggi sono avanzatissime rispetto a 2000 anni fa.

Per darvene una idea vi dirò che la Svizzera, per la sua difesa, ha costruito nel cuore delleAlpi più di 2.000 km di gallerie e bunker, quasi la stessa distanza che passa da Berlino a

Napoli!

Per il Vesuvio credo sia possibile eseguire tunnel di grandi dimensioni senza che un solo

uomo debba lavorare a scavarlo, e questo grazie alle nuove tecnologie ingegneristiche.

Si pone solo il problema di quanto costerebbe un simile progetto, ma io credo che l’Italia

sia un paese abbastanza ricco per finanziare una impresa senza precedenti. Così pure

penso che gli scienziati, i tecnici e gli imprenditori italiani siano in grado di realizzarlo.

Inoltre, il progetto sarebbe un interessante prodotto di esportazione per l’Italia (assai più

del ponte sullo stretto di Messina).

Sarebbe molto meglio che vedere i babbuini starsene senza far niente e fare festa attorno

alla stufa aspettando l‘ora X.

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