Lo spaventa passeri


 

Salvatore Ronga – Il sonno mi pizzica gli occhi.L’alba è una calza nera che si sfilaccia. Sbuca un dito, poi un altro, e un altro ancora. Da quassù, dalla cima dell’Epomeo, il mare elenca le isole, una alla volta. Lungo i piegoni della gonna coltivata a grano, le spighe ondeggiano e frusciano.Sono l’ultimo di tanti fratelli. Il primo che va a scuola. Denti, scapole e costole, uno stecco. I calzoni troppo larghi, li tengo su con la corda. Caracollo nella giubba, il colletto sette volte rivoltato. Gli zoccoli appesi in spalla. Sono cresciuto, questo mese. Anche il grano lo è.Faccio il mio turno di sentinella, prima di andare a scuola. Un lungo respiro. Apro le braccia al sole. Le mani scintillano. Batto i coperchi di stagno. Si alza in volo uno stormo. Lo inseguo a perdifiato. Mi tuffo nel mare obliquo. Gli uccelli ritorneranno. Ci sarà qualcun altro a spaventarli.Il maestro mi dà uno scapaccione. Pesca dalla zazzera una spiga non ancora matura. Mi rimbrotta. Sembri uno spaventapasseri.
Lo sono.

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